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lunedì 21 novembre 2011

Pericolo di cancro per chi usa il cellulare: bufala o realtà?

Un po’ di tempo fa i media ci hanno bombardato con titoli sensazionali sulle ultime presunte notizie provenienti dal mondo della ricerca scientifica, allarmando la massa popolare con la scoperta del rischio di cancerogenicità delle onde elettromagnetiche dei cellulari.
Cerchiamo di mettere un po’ d’ordine fra le notizie per capire meglio.


Prima nota di rilievo: le fonti da cui sono tratte queste notizie sono illustri e non di poco conto. La notizia è nata da un comunicato stampa dell’Agenzia Internazionale per la ricerca sul cancro (IARC International Agency for Research on Cancer) che fa parte dell’Organizzazione Mondiale della Salute (OMS, o meglio la WHO World Health Organization). Nella settimana fra il 24 e il 31 maggio 2011 un gruppo di ben 31 scienziati, provenienti da 14 paesi, si è riunito a Lione, in Francia, per valutare la possibile cancerogenicità dell’esposizione ai campi elettromagnetici generati dalle radiofrequenze, come quelli generati dai dispositivi di comunicazione wireless. Le prove raccolte fino ad oggi sembra non siano sufficienti a quantificare il legame fra il rischio di cancro e l’esposizione alle onde elettromagnetiche a radiofrequenza, tuttavia alcuni studi che risalgono al 2004, sull’utilizzo di cellulari, hanno mostrato un incremento del 40% del rischio di glioma in soggetti che ne hanno fatto un uso intenso e frequente (circa 30 min. al giorno per 10 anni).

Il gruppo di lavoro ha discusso della possibilità che tali esposizioni inducano effetti dannosi a lungo termine per la salute dell’uomo. La letteratura scientifica attualmente disponibile riguarda: l’esposizione sul lavoro a radar e microonde; l’esposizione ambientale dei segnali di radio, televisioni e tecnologia di connessione wireless; esposizione diretta legata all’uso di telefoni dotati di tecnologia wireless. I dati valutati dagli esperti provenivano da studi realizzati su animali, sull’uomo e su studi epidemiologici pertinenti.

Il presidente del gruppo di lavoro, al termine della riunione, ha comunicato che le attuali testimonianze scientifiche, sebbene debbano essere accumulate e riviste, portano a classificare i campi elettromagnetici a radiofrequenza nel Gruppo 2B della classificazione IARC, ossia sono fra gli agenti “possibilmente cancerogeni per la salute umana”. Ciò significa che il reale rischio di cancro connesso all’esposizione delle onde emesse da cellulari e dispositivi vari con tecnologia wireless, divenuti ormai di uso comune nella nostra quotidianità, è ancora tutto da valutare perché, ad oggi, non esistono evidenze scientifiche che documentino con precisione tale correlazione. Si pensi infatti che nel Gruppo 2B sono state classificate anche altre sostanze ampiamente presenti nella nostra quotidianità e se alcune non ci sorprendono affatto come il gasolio, gli scarichi del motore a benzina, il piombo e i fumi di saldatura, altre ci lasciano davvero sbigottiti come il caffè, i sottaceti tradizionali in Asia, i contraccettivi contenenti solo progestinici e alcuni componenti utilizzati comunemente nell’industria farmaceutica. Resta inteso che l’appartenenza ad un determinato gruppo non significa che tali sostanze comportino gli stessi rischi per la salute ma di certo significa che la verità sui loro effetti nocivi per la salute dell’uomo è ancora tutta da scoprire.

2 commenti:

  1. Ne ho parlato tempo fa in questo articolo
    http://www.emedea.it/editoria/medea_informa/insalute/pdf_10/02.pdf
    Milly Cannao Moretti

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  2. Ciao Milly e grazie per essere passata di qui... complimenti per il tuo editoriale, essendo un chimico, ci tenevo che passasse un messaggio quantomeno più 'obiettivo' su questa storia... l'abuso di qualsiasi cosa non ha mai fatto bene a nessuno ma gli allarmismi sono inutili se non esistono ancora dati sperimentali. Sta di certo che... 'prevenire è meglio che curare'... ;)

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